Le origini della Psicologia
Fu Wilhelm Wundt ad utilizzare per primo il termine “psicologia” allo scopo di definire i propri interessi scientifici. Tuttavia lo studioso tedesco non pensò a correlare questo termine con una definizione precisa. Il suo lavoro e quello degli psicologi che lo hanno seguito ha portato a dare sempre nuovi significati a tale termine facendo assumere ad esso connotazioni differenti e multisfaccettate. Pertanto in questo periodo storico (prima metà del ‘900) sono ravvisabili le origini della Psicologia come disciplina autonoma di studio.
Per “psicologia” si intende, in senso generale, la scienza che indaga l’attività psichica e il comportamento umano per definirne le leggi. Tuttavia con una tale definizione si fa riferimento a tre concezioni che storicamente si sono sovrapposte e contrapposte ma che oggi si possono ricondurre ad una sostanziale unità. In primo luogo la Psicologia può essere vista come la scienza che studia l’attività psichica degli esseri viventi. Alternativamente la Psicologia può essere intesa come la scienza che studia il comportamento degli esseri umani, intendendosi per “comportamento” le reazioni obiettivamente osservabili, cioè l’insieme dei fenomeni che possono essere osservati in altri individui e comprendono non soltanto gesti e parole, ma anche l’espressione delle reazioni interiori e l’interpretazione degli atti. L’ultima concezione vede la Psicologia come la scienza che studia la personalità dei singoli, intendendosi per “personalità” l’individualità bio-psico-sociale nella quale può essere riconosciuto ogni essere vivente.
La Psicologia, per quanto si proponga come una disciplina complessa e multisfaccettata, ha un oggetto di studio privilegiato: la mente. La mente, in quanto tale, era già oggetto di studio per i filosofi, ben prima della nascita delle prime scuole psicologiche che si proponevano di elevare la psicologia al rango di una disciplina scientifica. Il termine “psicologia” deriva dal greco psyché (ψυχή)=spirito, anima e da logos (λόγος)= discorso, studio. Letteralmente la Psicologia è quindi lo studio dello spirito o dell’anima. Tale termine divenne popolare nel ‘700 grazie al tedesco Christian Wolff, che lo utilizzò nel titolo di due sue opere: Psychologia Empirica (1732) e Psychologia Rationalis (1734). In queste opere Wolff effettuò una distinzione tra psicologia empirica e psicologia filosofica. L’inizio e quindi le origini della storia della psicologia come disciplina a sé stante viene convenzionalmente fissato nella seconda metà dell’Ottocento, quando l’indagine psicologica si aprì ai metodi delle scienze naturali. Vi è però da sottolineare che la Psicologia odierna è legata agli oggetti di indagine che, da Aristotele fino al secolo XIX, sono rimasti quasi sempre gli stessi: la percezione che l’uomo ha del mondo, la ritenzione dei ricordi (memoria), la capacità razionale (l’intelligenza). Pertanto l’antica suddivisione della mente in facoltà rivive inalterata nella moderna divisione in processi mentali. Il XX secolo è testimone di un fiorire di prospettive e visioni della Psicologia, diverse sul piano metodologico e sul piano speculativo: si è passati dallo strutturalismo al funzionalismo, dal comportamentismo al cognitivismo; ancora, dal cognitivismo HIP al cognitivismo realista, fino ad arrivare alle neuroscienze.