Una nuova formulazione di inconscio
L’articolo presentato descrive la nuova formulazione di inconscio proposta da Ludwig Binswanger, psichiatra e psicologo svizzero. Egli prende in prestito le teorizzazioni di Martin Heidegger riguardo all’idea di progetto-mondo ed al concetto di “abitare” con cui il filosofo tedesco fa riferimento all’idea di uno spazio ermeneutico (non geografico quindi) in cui il Dasein (cioè l’esser-ci di un uomo) indica la possibilità per il soggetto di tendere e proiettarsi verso qualcosa di altro da sè.
L’analisi esistenziale asserisce che ogni essere umano non è solo un avente-essere ma anche un essere in grado di essere ed un essere che può essere. All’interno di un tale scenario l’uomo può cogliere le cose del mondo e l’ altro in maniera “tematica” ossia inscrivendoli all’interno di uno specifico progetto-mondo. Questo modo di concepire la natura umana, inscritta cioè all’interno di una storia personale, definisce per Binswanger il concetto di inconscio inteso come limite interno all’individuo. Il “limite” è dato dal fatto che l’essere umano illude sè stesso ritenendosi un soggetto libero di agire ma in realtà egli è condizionato dai propri vissuti e dalla storia di vita personale.
Ora meglio si comprende il concetto di progetto-mondo definito come un esistenziale aprioristico determinato dalla funzione biologica e dalla storia personale di ogni individuo il quale, alla nascita, viene gettato nel mondo all’interno di uno scenario immaginativo ma già acquisito dal punto di vista linguistico. Binswanger ha ripensato il concetto di inconscio inscrivendolo nell’idea di progetto-mondo ossia una sorta di schema generale influenzato dal linguaggio che determina tutte le esperienze vissute da un soggetto umano. La visione binswangeriana si distacca da quella freudiana secondo la quale l’inconscio, inteso come dimensione psichica-mentale, includerebbe il materiale attivamente represso dal pensiero cosciente (desideri, pensieri traumatici, esperienze frustranti, ecc).
Ciò che ha inciso in maniera rilevante sulla visione binswangeriana è sicuramente l’esperienza clinico-sintomatologica di soggetti malinconici e deliranti i quali vivrebbero durante tali condizioni patologiche uno stato di distacco dal mondo. Heidegger sosteneva l’inamissibilità di un sè-stesso separato dal mondo poichè il Dasein esiste solo ed esclusivamente come “essere nel mondo”. Da ciò nasce l’esigenza da parte di Binswanger di riprendere il pensiero di Edmund Husserl (già supportato dallo psichiatra svizzero in una prima fase di produzione teorica) allo scopo di confrontarsi con il tema della coscienza pre-riflessiva eluso da Heidegger il quale la riduce esclusivamente ad una struttura esistenziale rendendola pertanto “riflessiva”.